domenica 24 Novembre 2024

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Industria 5.0: la sostenibilità (socio-ambientale) per scopo, la tecnologia per mezzo

Nelle giornate del 26 e del 27 ottobre si è tenuto, presso il Centro Congressi “Palaexpo” di Veronafiere, SAVE, l’evento di riferimento per l’automazione industriale, la strumentazione e la sensoristica.
La due giorni si è aperta con il convegno “Industria 5.0, dal digitale alla sostenibilità”. Un titolo che stimola diversi interrogativi, tra cui: cos’è l’Industria 5.0? È già terminata la fase 4.0? Ci troviamo al cospetto di una nuova rivoluzione industriale?

Le differenze con Industria 4.0

Iniziamo la riflessione rispondendo all’ultimo quesito. Non si deve intendere Industria 5.0 come una nuova rivoluzione industriale in senso stretto, quanto come una correzione di rotta per superare i limiti di Industria 4.0.
L’Industria 5.0 nasce infatti per includere la risoluzione dei problemi socio-ambientali, tralasciati dalla quarta rivoluzione industriale, come l’aumento delle disuguaglianze, l’inquinamento, le minacce ai diritti fondamentali della persona e alla democrazia.

Il rapporto della Commissione Europea

Il titolo “Industria 5.0” si è diffuso grazie al rapporto che la Commissione Europea ha pubblicato a gennaio 2021, accompagnato dal sottotitolo “Verso un’industria europea sostenibile, umanocentrica e resiliente”. Secondo questa accezione viene considerato e riconosciuto “il potere dell’industria di raggiungere obiettivi sociali, aldilà dei posti di lavoro e della crescita, per diventare un fornitore di prosperità resiliente, facendo sì che la produzione rispetti i limiti del nostro pianeta e mettendo il benessere dei lavoratori al centro del processo di produzione”.    

Verso una concreta collaborative industry

L’Industria 5.0 è innanzitutto un’industria collaborativa, ossia un modello di impresa fondato sulla collaborazione uomo-macchina, e caratterizzato, come si anticipava, da uno spirito umanocentrico, sostenibile e resiliente. Tale paradigma pone la tecnologia al servizio della qualità della vita dei cittadini e dei lavoratori, sviluppando un approccio più attento a diritti quali la privacy, l’autonomia e la dignità umana. Inoltre, tale modello industriale sottolinea come la tecnologia debba adeguarsi alle esigenze dei lavoratori, guidandoli e formandoli, contrariamente a quanto si è verificato nel corso della fase 4.0, la quale si focalizzava sulle tecnologie abilitanti in chiave efficienza e produttività.

Focus sulla sostenibilità

Sul piano della sostenibilità, l’Industria 5.0 garantisce i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere quelli delle generazioni future. Tale missione si realizza attraverso il riutilizzo e il riciclo delle risorse naturali, il ricorso ad energie rinnovabili, l’ottimizzazione del consumo energetico e delle emissioni e lo sviluppo di processi circolari. In questo contesto, le tecnologie (si legga, per citarne alcune, digital twin, prototipazione rapida, IoT, smart home/ factory/ city, data analytics e cloud) devono sostenere ogni fase del ciclo di vita del prodotto o servizio al fine di ridurre considerevolmente l’impatto ambientale.

Un sistema resiliente

Infine, l’Industria 5.0 si caratterizza per la sua resilienza, ossia per la sua capacità di reagire a cambiamenti improvvisi, anche traumatici, senza riportare conseguenze permanenti. Questa qualità richiede una capacità produttiva adattabile e processi commerciali flessibili, utili a garantire prodotti e servizi anche in caso di pandemie, catastrofi naturali e cambiamenti geopolitici.

E un modello umanocentrico

Si potrebbe dunque concludere che il paradigma Industria 5.0 rappresenta, più di tutto, una rivoluzione culturale, grazie alla quale il lavoratore viene giustamente considerato come un investimento; ed è perciò formato, responsabilizzato e coinvolto nella progettazione delle nuove tecnologie industriali, e nel contempo sollevato dai compiti più ripetitivi e pericolosi. L’Industria 5.0 si propone infatti di impiegare le nuove tecnologie per rendere più sicuri e inclusivi gli ambienti di lavoro e per aiutare gli operatori a gestire meglio i rischi di burnout.

La competitività a lungo termine del comparto industriale europeo dipenderà dalla convinzione con cui le aziende aderiranno a questo modello. Come risponderà l’industria italiana allo stimolo di Industria 5.0?

Fonti: industry4business.it, exposave.com

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