venerdì 22 Novembre 2024

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L’uomo è “misura” di tutte le cose?

Aveva torto o ragione Protagora nel dire che “l’uomo è misura di tutte le cose, di quelle che sono per ciò che sono, e di quelle che non sono per ciò che non sono”?

Forse la domanda è ardua ma è anche certo che l’uomo da sempre prende le misure di tutto ciò che lo circonda perché lo vuole conoscere: qualità, quantità, distanze, spessori, densità, colori. Tutto è riducibile a scala e a misura e a ogni misurazione vogliamo assegnare un nome. E’ forse questa inconscia consapevolezza che poi si trasforma in curiosità e desiderio di indagare per giungere a trarne conseguenze pratiche per quotidianità. Pensiamo a wellness e fitness: scoprirò che se peso 85 kg i mei 10.000 passi camminati in un’ora a 7 km/h corrispondono a 900 calorie, ovvero 3.766 joule, e che quindi un allenamento di 7 km andata e ritorno ogni giorno mi faranno perdere in un mese circa 1,5 kg con una dieta intorno alle 2500 calorie.

Per quanto approssimativa la valutazione dell’esempio, abbiamo visto materializzarsi in poche righe sensori di ogni tipo: distanza, velocità, frequenza del battito cardiaco, peso, pressione. E’ ciò che accade oggi. Tuttavia va anche detto che nell’esempio scelto è stato l’utilizzo di questi sensori ad essere stato introdotto in modo imprevedibile e “creativo” a determinare il successo dei prodotti, nuove tendenze, nuovi utilizzi e nuovi mercati. E’ innegabile il fatto che da tempo misuriamo tutto e in modo sempre più preciso. Ma chi avrebbe pensato fino a pochi anni fa che un elettrocardiogramma o una misurazione di pressione sanguigna potesse essere fatta da un orologio? Quante volte abbiamo preferito misurare la larghezza di un tavolo o la sua distanza da una finestra con metro tradizionale, ma quando è l’automobile stessa indicarci a che distanza si trova dalla vettura che la precede ecco che tutto cambia. C’è un’intelligenza che crea e c’è un’intelligenza che applica. Quale intelligenza è necessaria per prevedere nuovi utilizzi dello stesso oggetto?

Anche l’intelligenza può essere misurata se la consideriamo “l’insieme delle capacità che contribuiscono a favorire risposte corrette a quesiti di natura verbale o logico-matematica”. Individui geniali ma ribelli alle convenzioni e alle regole – persino a quelle di rendimento scolastico – sono secondo questa definizione da considerarsi non intelligenti. Che fine faranno dunque Leonardo da Vinci, Darwin, Churchill o Einstein? La creatività fa parte dell’intelligenza. La vera innovazione, in questi ultimi anni, è stata sempre esito non solo e non tanto di una invenzione del nuovo ma di una nuova applicazione dell’esistente. Disruptive, è la reale innovazione che rompe col passato e usa in modo nuovo l’esistente grazie a una nuova lettura della realtà.

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