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Come avviene il trasporto in sicurezza dei campioni biologici?

Le vaccinazioni di massa anti-Covid hanno convogliato l’attenzione sui processi di conservazione e trasporto dei vaccini. Una sfida epocale, che si fonde con la tematica sempre attuale del trasporto dei campioni biologici. 

Modello Hub and Spoke per il settore sanitario

L’aziendalizzazione delle strutture sanitarie ha comportato la creazione di una rete Hub and Spoke dei laboratori. Questo modello implica la connessione dei flussi di trasporto di Spoke locali ad un Hub centrale, con l’obiettivo di ottimizzare le risorse e ridurre gli sprechi.

La capillare presenza di centri prelievo lungo il territorio nazionale e l’esigenza di prelievi domestici generano l’obbligo di garantire al personale coinvolto nelle diverse fasi del trasporto un’adeguata e continua formazione e la disponibilità di procedure per il confezionamento, l’etichettatura e il trasferimento in sicurezza dei campioni.    

Due modalità di trasporto

Si hanno due tipologie di trasporto di campioni biologici:

Trasporto locale (intra-murale): il laboratorio è interno alla struttura dove avviene il prelievo, in questo caso è necessario solo il contenitore secondario.

Trasporto esterno: prevede la spedizione dei campioni ad altra struttura mediante mezzi terrestri, aerei, postali e navali; richiede anche il contenitore terziario.

La normativa

Per il trasporto dei campioni biologici si attuano condizioni di massima sicurezza, che vincolano la scelta di contenitori e mezzi e includono l’utilizzo di DPI e ovviamente la conoscenza delle procedure per la manipolazione dei campioni.

A determinare il trasporto dei campioni diagnostici o infettivi è la normativa ADR del 2013, sostenuta dalla Circolare del Ministero della Salute n. 3/2003.

Il nodo conservazione

Le condizioni di trasporto sono chiamate ad assicurare il mantenimento della stabilità del campione affinché serbi il suo valore diagnostico. Ad influire sullo stato di conservazione sono diversi fattori: il tempo, la temperatura, l’esposizione alla luce solare, l’idoneità e integrità del contenitore e le sollecitazioni meccaniche.

Una matrioska protettiva

Infine, concentrandoci sui contenitori si può notare come la normativa ADR preveda un sistema a tre involucri:

Contenitore primario: un contenitore a tenuta stagna che contiene il campione (es. provetta del sangue, contenitore delle urine). Esso deve essere avvolto con materiale antiurto e materiale assorbente.

Contenitore secondario: sempre a tenuta stagna, serve a proteggere il primario. Va etichettato e accompagnato con schede relative ai dati dei campioni.

Contenitore terziario: protegge il contenitore secondario da agenti esterni durante il trasporto e riporta la simbologia prevista dalla normativa. 

Fonte: Adnkronos

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