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DESI 2021: l’Italia migliora il piazzamento, ma il ritardo digitale permane

Dal 2014 la Commissione europea monitora, attraverso l’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI), i progressi compiuti dagli Stati membri. Gli indicatori sono strutturati in base ai quattro maggiori settori della bussola digitale, una delle principali iniziative politiche per la transizione tecnologica nell’UE. 

Miglioramenti e criticità

La nota positiva del report DESI del 2021 è che tutti i Paesi hanno compiuto progressi per diventare più digitali e competitivi, sebbene la strada resti lunga. Risulta infatti ancora troppo consistente il divario tra i vari Stati, soprattutto in ottica degli Obiettivi 2030 stabiliti nel Decennio digitale europeo.

1. Capitale umano

E l’Italia macina posizioni, collocandosi al ventesimo posto su ventisette Paesi membri, dal venticinquesimo dell’edizione precedente. Ma risulta ancora significativamente in ritardo rispetto ad altre nazioni in termini di capitale umano (25mo posto/27).

Solo il 42% delle persone tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base, contro il 56% dell’UE. E solo il 22% dispone di competenze digitali superiori, mentre in media in UE si tocca il 31%. Inoltre, la percentuale di specialisti TIC in Italia è inferiore a quella europea di 0,7 punti percentuali. 

2. Connettività

Va leggermente meglio sul fronte connettività. Il ventitreesimo piazzamento conferma, in parte, i progressi compiuti in termini di copertura e diffusione delle reti di connettività. Si è infatti assistito ad un notevole aumento dell’adozione di servizi di connettività che offrono velocità di almeno 1 Gbps.

Nonostante ciò, tra il 2019 e il 2020, il ritmo di diffusione della fibra è rallentato. E sono necessari ulteriori sforzi per aumentare la copertura delle reti ad altissima capacità e del 5G.

3. Integrazione delle tecnologie digitali

L’Italia si colloca al decimo posto per l’integrazione delle tecnologie digitali, soprattutto grazie all’impiego della fatturazione elettronica e all’importante percentuale di imprese che utilizza servizi cloud.

Risultano invece al di sotto della media UE l’uso dei big data e di tecnologie basate sull’intelligenza artificiale. Così come la diffusione del commercio elettronico e l’applicazione delle TIC per la sostenibilità ambientale

4. Servizi pubblici digitali

La bandiera tricolore sosta, infine, al diciottesimo posto per i servizi pubblici digitali. Se le Pmi italiane hanno raggiunto un livello base di intensità digitale (69%) ben al di sopra della media UE, risulta invece debolissima la percentuale di utenti online italiani che ricorre a servizi di e-government (36%). 

In sintesi, l’Italia deve impegnarsi a colmare il divario relativo alle competenze digitali per migliorare lo stato di salute tecnologico di un Paese che rischia altrimenti di escludere dalla transizione una parte consistente della popolazione e di limitare imprudentemente la capacità innovativa delle imprese.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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