Il powertrain silenzioso delle auto elettriche o ibride può diventare un serio pericolo per i pedoni ma anche per ciclisti e motociclisti. Non lo suggerisce solo il comune buon senso lo dice anche il nuovo regolamento in materia di sicurezza stradale dell’Unione Europea che prevede l’obbligo di dotare questi nuovi veicoli di appositi segnalatori acustici.
Non va inventato nulla, il dispositivo acustico, obbligatorio per tutte le nuove vetture elettriche e ibride in commercio, fortunatamente esiste già e si chiama “Avas – Audible Vehicle Alert System”. Funziona grazie a un apposito sensore in grado di rilevare il rumore stradale ed emettere un suono specificamente finalizzato a evitare possibili collisioni o incidenti. Il segnale emesso dal dispositivo deve avere secondo il regolamento europeo un’intensità da un minimo di 56 decibel a un massimo di 75 decibel quando la vettura si sta spostando fino a una velocità di 20 km orari.
Avas è diventato obbligatorio in Europa a luglio 2019 per tutte le auto silenziose di nuova produzione mentre quelle già in circolazione dovranno installarlo entro il 202.
L’introduzione del dispositivo obbligatorio ha avuto non pochi detrattori e la principale obiezione è stata che non si può pretendere dal possessore la Tesla, di rinunciare al piacere della guida di velluto per sostituirlo con suoni che eliminano uno dei principali benefici dell’auto elettrica. Si obietta inoltre che sono “solo” 285 milioni i ciechi in tutto il mondo e che comunque i privi della vista sono proprio coloro non dovrebbero poter attraversare la strada privi di accompagnatore. Avas sarebbe vanificherebbe inoltre l’innovazione delle auto silenziose: l’abbattimento dell’inquinamento acustico.
Resta il fatto che è acclarato che un pedone medio sente una Toyota Prius in avvicinamento alla distanza di soli otto metri, insufficienti per il tempo di reazione medio e che le norme per rendere obbligatorio Avas si sono affermate a livello internazionale proprio a seguito della necessità di garantire la sicurezza di tutti gli utenti della strada. D’altronde, restando in tema di sicurezza, anche l’airbag 30 anni fa poteva sembrare a molti una soluzione “di nicchia”.
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