La seconda giornata del FORUM ACCADUEO, l’evento convegnistico dedicato alla digitalizzazione del settore idrico, è stata dedicata alle tecnologie utili per il comparto, tra cui: le Trenchless Technologies, l’innovazione come mezzo per favorire la collaborazione tra gli stakeholder, lo stato dei servizi idrici nazionali e la dissalazione.
Oggi ci occuperemo dell’ultimo processo elencato, conosciuto anche come desalinizzazione.
Di cosa si tratta?
La dissalazione è l’operazione che consente di rimuovere la frazione salina da acque salmastre o marine, al fine di renderle adatte a usi potabili o industriali.
Si tratta di un processo di particolare utilità per le zone aride e semi-aride e per le isole prive di adeguato rifornimento idrico. La crisi climatica e siccitosa a cui stiamo assistendo sta però contribuendo a ridiscutere il valore della dissalazione anche nelle regioni dove l’approvvigionamento idrico risulta (per il momento) sufficiente.
I differenti processi di dissalazione
L’apparecchiatura coinvolta in questo processo è definita dissalatore. Esistono, in realtà, diverse tipologie di impianto, basate o sulla separazione dell’acqua dai sali o sulla separazione dei sali dall’acqua. Senza alcuna pretesa di esaustività, si possono elencare:
- dissalazione evaporativa → la separazione dell’acqua dai sali avviene per effetto del cambiamento di stato fisico dell’acqua stessa che viene evaporata; il vapore prodotto, successivamente condensato, risulta costituito da acqua praticamente pura.
- Dissalazione per osmosi inversa → la risorsa idrica da dissalare è messa in comunicazione con acqua dolce attraverso una membrana permeabile al solo solvente; applicando dal lato della soluzione salina una pressione superiore a quella che si genera per osmosi, si inverte il normale senso di diffusione e il solvente tende ad abbandonare la soluzione con il contenuto di sali maggiore.
- Dissalazione per scambio ionico → vengono sfruttate le proprietà di alcune sostanze naturali o sintetiche di scambiare ioni, rimuovendo gli ioni Na+ e Cl–.
- Dissalazione per congelamento → l’acqua si separa sotto forma di ghiaccio, lasciando una soluzione salina più concentrata.
- Dissalazione per elettrodialisi → si impiega l’elettrolisi per accelerare il fenomeno di dialisi (separazione di soluti in base alla loro diversa velocità di diffusione), attraverso membrane costituite da sostanze scambiatrici di ioni.
La tendenza attuale è il risultato della combinazione di impianti di dissalazione differenti per ottenere risultati più soddisfacenti e contrarre gli sprechi.
Come si compone l’infrastruttura per la dissalazione?
Le infrastrutture necessarie a un impianto di dissalazione sono:
- l’opera di presa a mare,
- l’impianto di filtrazione dell’acqua di mare;
- l’impianto di produzione di vapore a media o alta pressione;
- l’impianto elettrico per alimentare i motori delle pompe;
- l’impianto di potabilizzazione, nel caso di uso civile;
- i serbatoi di stoccaggio;
- l’impianto di pompaggio nella rete cittadina.
Il prezzo dell’acqua desalinizzata
Grazie al progresso tecnologico, i costi per le operazioni di dissalazione sono diminuiti negli ultimi anni e sono destinati a diminuire ulteriormente. Il prezzo oscilla oggi tra 0,6 e 1,6 dollari per metro cubo, e gli impianti più performanti riescono a scendere fino a 0,50 dollari. Attualmente si sta lavorando consistentemente per ridurre gli elevati consumi energetici e migliorare lo smaltimento dei residui.
Il ruolo delle rinnovabili
Una vera svolta nelle operazioni di dissalazione si avrà grazie al maggiore ricorso alle energie rinnovabili. Esse possono infatti favorire tanto la sostenibilità quanto la riduzione dei costi operativi. Le rinnovabili maggiormente impiegate in questo ambito sono il solare e l’eolico, combinate tra loro o con fonti tradizionali per assicurare il funzionamento continuo dell’impianto.
Il quadro italiano
Complici la riduzione dei costi e lo sviluppo delle energie rinnovabili, in Italia la dissalazione potrà detenere un ruolo cruciale, anche alla luce dell’inasprimento dei fenomeni siccitosi e della desertificazione. Il Paese presenta caratteristiche idonee per mirare al pieno sviluppo di tale processo: diverse aree soggette a scarsità cronica di acqua e una linea costiera tra le più vaste al mondo.
Un’operazione vantaggiosa
Ad oggi la dissalazione in Italia conta solo per lo 0,1% dei prelievi idrici complessivi. Un dato che non deve scoraggiare, ma deve agire da stimolo per un netto miglioramento.
Bisogna infatti considerare che nelle isole la dissalazione in situ è decisamente più conveniente del trasporto. Il costo dell’acqua desalinizzata si attesta sui 2-3 euro al metro cubo, contro i circa 13-14 euro per metro cubo di acqua trasportata via nave.
Intervento istituzionale cercasi
La dissalazione potrà dunque giocare un ruolo di primo piano nella lotta alla siccità; è però necessario che le istituzioni si attivino per promuovere questa soluzione, contrariamente a quanto fatto fino ad ora. Le misure adottate in estate per contrastare la crisi climatica, tra cui la Legge Salvamare, hanno addirittura penalizzato i processi di dissalazione, con un aggravio dell’iter autorizzativo.
La rotta va cambiata per tutelare e finalmente promuovere in tutto il mondo il diritto all’acqua, che non è altro che un’estensione del diritto alla vita.
Fonti: treccani, energiamercato.it, rinnovabili.it
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